Separazione e Divorzio

Richiesta separazione dei beni

Separazione/Comunione beni

  RAPPORTI PATRIMONIALI FRA CONIUGI

Dopo il matrimonio, salvo patto contrario, si applica il regime di comunione dei beni fra i coniugi. In questo capitolo si spiega come viene regolata la comunione, quando si applica la separazione dei beni, in che cosa consiste l’impresa familiare e il fondo patrimoniale.

 
 
 Come è regolata la proprietà dei beni nella famiglia?
La regola generale è che tra i coniugi si applica la comunione legale dei beni acquistati durante il matrimonio.

 Si può scegliere la separazione dei beni?
Si, al momento del matrimonio o successivamente, mediante atto notarile, con il consenso di entrambi i coniugi.

 Da quando ha effetto la comunione dei beni?
Per i matrimoni celebrati dopo il 20 settembre 1975, data dell’entrata in vigore della riforma del diritto di famiglia, la comunione si applica automaticamente dal momento delle nozze.

 Che cosa accade se il matrimonio è stato celebrato prima di questa data?
La comunione dei beni si applica automaticamente agli acquisti compiuti dopo il 20 settembre 1975, a meno che anche uno soltanto dei coniugi abbia deciso di mantenere il precedente regime di separazione dei beni, con dichiarazione notarile fatta entro il 15 gennaio 1978.

 Come si può controllare se si è in regime di comunione o di separazione dei beni?
Si chiede un estratto per riassunto dell’atto di matrimonio, nel quale risulta annotata la scelta del regime di separazione. Se non vi è nessuna annotazione, vale la comunione dal momento del matrimonio e, per i matrimoni celebrati prima del 20 settembre 1975, da tale data.

 Quali beni rientrano nella comunione legale?
Quelli acquistati durante il matrimonio, ad eccezione dei beni personali. I beni sono comuni indipendentemente da quale dei due coniugi abbia effettuato l’acquisto e il pagamento.

 Si possono stabilire quote diverse fra i coniugi?
No, nella comunione legale il principio dell’uguaglianza delle quote non è derogabile neanche con accordo fra le parti.

 Se un bene è intestato a uno solo dei due coniugi è ugualmente di proprietà di tutti e due?
Si, se acquistato in regime di comunione legale.

 Quali sono i beni personali che non rientrano nella comunione?
a. I beni di proprietà del coniuge prima del matrimonio.
b. I beni ricevuti dopo il matrimonio per donazione o eredità.
c. I beni di uso strettamente personale di ciascun coniuge.
d. I beni che servono all’esercizio della professione di ciascun coniuge.
e. I beni ottenuti in risarcimento di un danno e la pensione di invalidità.
f. I beni acquistati con il ricavato proveniente dalla vendita dei beni personali o con il loro scambio.
Nei casi c, d e f sopra indicati, l’esclusione dalla comunione deve risultare dall’atto di acquisto, se di esso ha fatto parte anche l’altro coniuge; se non risulta l’esclusione, il bene è comune.

 I proventi del lavoro di ciascun coniuge o i frutti dei beni personali fanno parte della comunione?
No, perchè la comunione dei beni riguarda ciò che si acquista e non i mezzi con cui si acquista. Però, se al momento dello scioglimento della comunione esistono dei risparmi, questi devono essere divisi in parti uguali fra i coniugi.

 Le aziende rientrano nella comunione legale dei beni?
Si, purchè siano gestite da entrambi i coniugi e siano state costituite dopo il matrimonio.

 Che cosa succede se l’azienda era di appartenenza di un coniuge prima del matrimonio?
La comunione riguarda solo gli utili e gli incrementi successivi, sempre che l’azienda sia gestita da entrambi i coniugi.

 Che cosa succede se l’azienda è gestita da uno solo dei coniugi?
I beni destinati all’esercizio dell’impresa risultano oggetto di comunione solo se sussistono al momento del suo scioglimento.

 Chi amministra i beni in comunione?
Per la normale amministrazione, ciascuno dei coniugi; per la straordinaria amministrazione (alienazioni, iscrizioni ipotecarie, accettazione di donazioni, locazioni, mutui) deve esserci il consenso di entrambi. Nel caso della gestione comune di un’azienda, un coniuge può essere delegato dall’altro per lo svolgimento degli atti necessari all’attività dell’impresa.

 Che cosa succede se uno dei coniugi compie atti di straordinaria amministrazione senza il consenso dell’altro?
Se l’atto riguarda un immobile o un bene registrato (auto, barche, ecc.) può essere annullato dal Tribunale su domanda dell’altro coniuge. La domanda deve essere proposta entro un anno dalla data in cui il coniuge è venuto a conoscenza dell’atto, o comunque dalla sua trascrizione nei pubblici registri. Se l’atto riguarda un bene mobile, il coniuge che ha trasgredito è obbligato a ricostruire la comunione nello stato in cui era prima. Se ciò non è possibile deve provvedere al pagamento del valore equivalente al bene. Anche in questo caso occorre rivolgersi al Giudice.

 Che cosa succede se i coniugi non sono d’accordo su decisioni inerenti la straordinaria amministrazione?
Ciascuno di loro può rivolgersi al Giudice, a cui dovrà dimostrare che la sua decisione è necessaria per il bene della famiglia o dell’azienda.

 Che cosa succede se uno dei coniugi è lontano o è impedito a esprimere il consenso sulla decisione dell’altro?
Vale la stessa regola sopra indicata.

 In caso di debiti, i creditori possono rifarsi sui beni in comunione?
Si, se i debiti riguardano.
a. Pesi e oneri gravanti sui beni comuni al momento dell’acquisto (mutui, ipoteche, ecc.).
b. Carichi dell’amministrazione dei beni stessi (per esempio le spese condominiali).
c. Spese per il mantenimento della famiglia e l’istruzione ed educazione dei figli; inoltre tutte le spese compiute nell’interesse della famiglia.
d. Ogni altro impegno economico preso in comune accordo dai coniugi.

 Che cosa succede se i beni comuni non sono sufficienti a coprire i debiti comuni?
I creditori possono agire sui beni personali di ciascun coniuge, per un ammontare pari alla metà del credito.

 Che cosa succede se si tratta di debiti personali di un coniuge?
Quando i beni personali del coniuge non coprono l’ammontare del debito, i creditori possono rifarsi sui beni della comunione, nei limiti della quota del coniuge debitore (la metà).

 Fino a quando dura la comunione dei beni?
La comunione dura fino a diverso accordo dei coniugi, espresso con atto notarile.
Altrimenti termina automaticamente in caso di fallimento di uno dei due coniugi, separazione consensuale omologata o giudiziale passata in giudicato, divorzio, annullamento del matrimonio, oppure in caso di separazione giudiziale dei beni.

 Che cosa è la separazione giudiziale dei beni?
E’ una sentenza del Tribunale che può essere richiesta da ciascuno dei coniugi in caso di interdizione o di inabilitazione dell’altro coniuge, di cattiva amministrazione dei beni in comunione, oppure quando la cattiva gestione degli affari mette in pericolo gli interessi dell’altro coniuge, o dei beni in comune o della famiglia.
Infine quando l’altro coniuge non contribuisce ai bisogni della famiglia in misura proporzionale alle proprie sostanze e capacità di lavoro.

 Che cosa avviene al momento dello scioglimento della comunione dei beni?
Si procede alla divisione dei beni, distribuendo in parti uguali l’attivo e il passivo. Nell’attivo rientrano non solo gli acquisti ma anche i risparmi di ciascuno dei coniugi, frutto del lavoro e del patrimonio personale. Ciascuno dei coniugi ha anche diritto alla restituzione di somme prelevate dal patrimonio personale e impiegate in spese e investimenti del patrimonio comune. In caso di contrasto sulla divisione, ciascuno dei coniugi può ricorrere al giudice.

 Si può chiedere la divisione dei beni nel giudizio di separazione o di divorzio?
Si nella separazione consensuale, no nella separazione giudiziale, si nel divorzio. L’atto notarile di trasferimento di beni immobili fatto in adempimento di una sentenza è soggetto a imposta di registro in misura fissa (minima).

 E’ prevista qualche forma di garanzia per i figli?
Si, se vi sono figli minori il Tribunale per i minorenni può costituire a favore di uno dei coniugi l’usufrutto su una parte dei beni spettanti all’altro coniuge, a garanzia del mantenimento, educazione e istruzione dei figli stessi.

 Se i coniugi scelgono il regime della separazione dei beni, come sono regolati i loro rapporti patrimoniali?
Ciascuno dei coniugi provvede all’amministrazione del proprio patrimonio e gli acquisti effettuati sono personali.

 E’ possibile, in caso di regime di separazione dei beni, effettuare acquisti in comune?
Si, ed è quella che si chiama comunione convenzionale, nella quale si possono prevedere anche quote diverse. In questo caso la divisione può essere chiesta da ciascun coniuge in ogni momento.

 Che cosa è il fondo patrimoniale?
E’ un vincolo su determinati beni che vengono destinati per far fronte ai bisogni della famiglia. Può essere costituito, con atto notarile, da uno o da entrambi i coniugi, o da una terza persona, in questo caso anche con testamento. La proprietà dei beni spetta a entrambi i coniugi.

 Quando cessa il fondo patrimoniale?
In seguito a divorzio o annullamento del matrimonio; se ci sono però figli minori, dura fino al compimento della maggiore età dell’ultimo figlio.

 Che cosa è l’impresa familiare?
E’ l’impresa nella quale lavorano i coniugi, i parenti entro il terzo grado o gli affini (parenti dell’altro coniuge) entro il secondo grado. Tali persone, anche se prestano lavoro nella famiglia, oltre al mantenimento hanno diritto a partecipare agli utili e ai beni con essi acquistati, nonchè agli incrementi dell’azienda.

 Come viene calcolata la partecipazione ai profitti?
In base alla quantità e alla qualità del lavoro prestato; il lavoro della donna è considerato equivalente a quello dell’uomo.

• Da chi vengono prese le decisioni nell’impresa familiare?
Le decisioni più rilevanti e quelle di gestione straordinaria devono essere prese a maggioranza fra tutti i partecipanti alla impresa familiare.

 Quali sono i doveri fiscali dei coniugi?
Ciascuno dei coniugi deve denunciare i cespiti patrimoniali di cui è proprietario, per intero in caso di separazione dei beni o di beni personali, per la metà nel caso di comunione.
Per l’impresa familiare, ciascun componente deve denunciare i proventi in base alla sua quota di partecipazione.

 Ci sono responsabilità penali per il coniuge che si appropria dei beni dell’altro coniuge o comuni?
Nei reati cosiddetti contro il patrimonio (furto, sottrazione di cose comuni, appropriazione indebita, danneggiamento, truffa) non è punibile chi ha commesso il fatto in danno del coniuge non legalmente separato. I reati sono pero punibili su querela del coniuge offeso se è intervenuta separazione legale.

 La regola della non punibilità vale anche nei confronti di altri parenti?
Si, quando si tratti di fatto commesso ai danni di un ascendente o di un discendente o di un affine in linea retta (es. suocero, nuora) oppure dell’adottante o dell’adottato, o di un fratello o sorella conviventi.
Il reato è punibile a querela dell’offeso in caso di fratelli o sorelle non conviventi, oppure se la persona offesa è uno zio o un nipote convivente.


Richiesta divorzio

Informazioni generali

  DIVORZIO
Il divorzio scioglie il vincolo coniugale, ma molti rapporti fra gli ex coniugi permangono, soprattutto per ciò che riguarda gli aspetti economici e i figli minori.
II capitolo spiega quando e come Si può chiedere il divorzio e quali sono le sue conseguenze.
 
 
 Che cosa è il divorzio?
E’ lo scioglimento del matrimonio civile. Per i matrimoni concordatari (celebrati in Chiesa e trascritti al Comune) e per quelli celebrati da ministri di altri culti il divorzio incide soltanto sugli effetti civili.

 Che effetto ha il divorzio sul matrimonio religioso?
Per la Chiesa il matrimonio religioso perdura finchè non ne venga pronunciato l’annullamento. Pertanto chi divorzia per la Chiesa risulta ancora sposato e non si può risposare con rito religioso. Analoghi principi valgono per gli altri culti.

 Quando si può chiedere il divorzio?
La legge prevede i seguenti casi:
a. Quando i coniugi siano separati legalmente da almeno 3 anni, a decorrere da quando sono comparsi per la prima volta davanti al Presidente del Tribunale, e sia intervenuta la separazione consensuale omologata e la sentenza di separazione giudiziale. Se la separazione è stata di fatto può dare luogo a divorzio solo se è iniziata prima del dicembre 1968.
b. Se l’altro coniuge, cittadino straniero, ha ottenuto all’estero l’annullamento e lo scioglimento del matrimonio e si è risposato all’estero.
c. Se l’altro coniuge è stato condannato con sentenza definitiva a una pena superiore a 15 anni o all’ergastolo, oppure a qualsiasi pena detentiva per incesto o per delitti contro la libertà sessuale o per induzione o sfruttamento della prostituzione; a qualsiasi pena per omicidio volontario di un figlio o per tentato omicidio del coniuge o di un figlio; a qualsiasi pena detentiva, con due o più condanne, per lesioni aggravate, violazione degli obblighi di assistenza familiare, maltrattamenti, circonvenzione d’incapace ai danni del coniuge o di un figlio.
d. Se il matrimonio non è stato consumato.
e. Se è stata pronunciata sentenza di rettificazione di attribuzione di sesso.

 Per ottenere il divorzio è sempre necessario fare una causa e avere l’assistenza di un avvocato?
Si, è sempre necessario

 Quanti tipi di divorzio esistono?
Sotto il profilo della procedura due, il divorzio consensuale e quello contenzioso.

 Che differenza c’è?
Nel divorzio consensuale le due parti sono già d’accordo sulle condizioni concernenti l’affidamento dei figli, l’assegno, la casa, la divisione patrimoniale, ecc. Esse presentano un unico ricorso e devono confermare la loro volontà davanti al Tribunale che pronuncerà la sentenza. Nel divorzio contenzioso uno solo dei coniugi presenta la domanda al Presidente del Tribunale, che stabilisce la convocazione dell’altro coniuge, il quale avanzerà le sue richieste. Se necessario, il Presidente pronuncia i provvedimenti di urgenza, quindi la causa prosegue avanti al Giudice Istruttore per raccogliere le prove necessarie in relazione alle domande delle parti. Alla fine il Tribunale pronuncerà la sentenza.
Il procedimento è del tutto uguale a quello per la separazione giudiziale (vedere capitolo precedente).

 Ci si può opporre al divorzio chiesto dall’altro coniuge?
Non ci si può opporre se la richiesta è motivata dai fatti previsti dalla legge; si può però far presente, se è il caso, che mancano i presupposti: per esempio se dopo la separazione legale è avvenuta una riconciliazione.

 Il giudice del divorzio è libero di confermare o modificare quanto stabilito nella separazione?
Si, è libero di farlo. Le condizioni della separazione non sono vincolanti.

 Quali sono i criteri per stabilire l’affidamento dei figli?
Gli stessi della separazione legale. In più, nel divorzio, la legge prevede l’affidamento congiunto o alternato a entrambi i genitori.

 Che cosa deve fare il genitore che cambia residenza o domicilio?
Dove comunicarlo all’altro genitore entro 30 giorni.
l Quali sono i criteri per stabilire il mantenimento dei figli?
Gli stessi criteri della separazione legale. Inoltre dove essere stabilito l’adeguamento automatico dell’assegno, almeno con riferimento agli indici di svalutazione monetaria (ISTAT).

 Quali sono i criteri per stabilire l’assegnazione della casa familiare?
L’abitazione nella casa familiare spetta di preferenza al genitore a cui vengono affidati i figli e con il quale i figli convivono oltre la maggiore età.
Il Giudice dovrà anche valutare le condizioni economiche dei coniugi e le ragioni della decisione e favorire il coniuge più debole. L’assegnazione della casa, se di proprietà comune o dell’altro coniuge, può essere trascritta nei registri immobiliari, con l’effetto che se la casa viene venduta il terzo acquirente deve rispettarne la destinazione. Se la casa è in locazione, l’assegnatario subentra nel contratto, previo avviso al proprietario.

 Quali sono le conseguenze del divorzio per i coniugi?
Tutti e due riacquistano lo stato libero e possono contrarre nuovo matrimonio valido agli effetti civili.
La donna perde il cognome del marito, a meno che il Tribunale, su sua richiesta, non la autorizzi a conservarlo per particolari motivi.
Si perdono anche i diritti ereditari relativi alla successione del coniuge tranne per particolari casi.

 In quali casi il divorziato ha dei diritti sull’eredità dell’ex coniuge?
Quando si trova in stato di bisogno e aveva diritto all’assegno di divorzio, può richiedere al Tribunale un assegno periodico a carico dell’eredità. Il Tribunale terrà conto dell’importo delle somme percepite, della gravità dello stato di bisogno e dell’eventuale pensione di riversibilità (vedere gli ultimi due punti di questo capitolo); inoltre terrà conto del valore dei beni ereditari, del numero e della qualità degli eredi e delle loro condizioni economiche. Su accordo delle parti l’assegno può essere liquidato in un’unica soluzione.
Il divorziato perde il diritto all’assegno se si risposa o perde lo stato di bisogno.

 Come vengono regolati i rapporti economici fra divorziati?
II Tribunale dispone che uno dei coniugi paghi periodicamente un assegno all’altro, quando questi non abbia mezzi adeguati, e comunque non possa procurarseli per ragioni oggettive, per provvedere al proprio mantenimento secondo il tenore di vita precedente alla separazione. Questo assegno deve essere aggiornato automaticamente, almeno in base all’indice ISTAT.

 Quali sono gli elementi da tenere in considerazione per determinare l’entità dell’assegno?
Le condizioni economiche dei coniugi, le ragioni della frattura familiare, il contributo dato da ciascun coniuge alla conduzione della famiglia e alla formazione del patrimonio di ciascuno e di quello comune, il reddito di entrambi e, infine, la durata del matrimonio.

 Se il coniuge che percepisce l’assegno si risposa, continua ad averne diritto?
No. Automaticamente lo perde.

 E’ possibile ottenere una liquidazione globale, invece di un assegno mensile?
Si, ma i coniugi devono essere d’accordo e il Tribunale deve giudicare giusta la liquidazione; una volta accettata questa soluzione, in seguito non si potrà avanzare più nessuna altra domanda di contenuto economico.

 Sono previste garanzie per l’adempimento degli obblighi economici?
Si può iscrivere l’ipoteca giudiziale sui beni del coniuge che deve versare l’assegno; inoltre il Tribunale può chiedere che egli fornisca garanzie adeguate, se esiste il pericolo che possa sottrarsi agli obblighi economici nei confronti dell’ex coniuge o dei figli.

 Che cosa può fare il divorziato, quando non riceve l’assegno che gli è dovuto?
Può ricorrere alle normali azioni esecutive per il recupero del credito. Inoltre, dopo aver richiesto il pagamento con lettera raccomandata con avviso di ricevimento, se il pagamento non avviene nei successivi 30 giorni, il creditore può notificare la sentenza di divorzio a chi normalmente corrisponde somme di denaro all’ex coniuge (datore di lavoro, inquilino) invitandolo a versare direttamente a lui le somme dovute; se ciò non avviene, il creditore può agire in via esecutiva direttamente nei confronti del terzo.
In ogni caso il datore di lavoro non può versare all’ex coniuge creditore più della metà della somma che deve all’inadempiente. Il Tribunale può anche disporre il sequestro dei beni del debitore e di metà dei suoi crediti per prestazioni lavorative.

 E’ reato non corrispondere l’assegno dovuto al coniuge divorziato?
Si, e chi lo commette è punibile su querela di parte, con la reclusione fino a 1 anno e/o con una multa.

 La sentenza di divorzio del Tribunale può essere modificata?
Si, se il coniuge che ne ha interesse propone appello nei termini di legge: in questo caso si procede ad un riesame della situazione da parte del Giudice di secondo grado.

 Si possono modificare successivamente, se sopravvengono giustificati motivi, le disposizioni sull’affidamento dei figli o sul contributo economico?
Si, su richiesta della parte interessata.

 Il divorziato/a ha dei diritti sulla liquidazione per fine rapporto di lavoro dell’ex coniuge?
Si, se non si è risposato/a e riceve l’assegno di divorzio. In questo caso gli spetta il 40% della liquidazione riferibile agli anni in cui il rapporto di lavoro è coinciso con il matrimonio.

 Il divorziato/a ha diritto alla pensione di riversibilità?
Si, ma soltanto se non si è risposato/a, se aveva diritto all’assegno e se il rapporto da cui trae origine il trattamento pensionistico è anteriore alla sentenza di divorzio. Se l’ex coniuge defunto non si era risposato, il divorziato/a ha diritto a tutta la pensione; in caso contrario, su sua richiesta, il Tribunale gli attribuisce una parte della pensione e degli altri assegni spettanti al coniuge superstite, tenuto conto della durata dei rispettivi matrimoni.

 Che cosa è la pensione di riversibilità?
è quella pensione che, in caso di morte di chi la percepiva, passa al coniuge, ai figli e ai parenti del pensionato/a (vedere capitolo Pensioni e previdenza sociale).


Assegnazione casa coniugale

Informazioni generali

Viene assegnata al coniuge affidatario del minore. Per la determinazione dell’assegno, tenuto conto della posizione economico-patrimoniale dei coniugi, dei motivi che hanno condotto alla separazione e della potenzialità lavorativa, il Tribunale fisserà un contributo che permetta, nei limiti del possibile, il mantenimento del precedente tenore di vita.

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